Secondo una recente indagine condotta da due economisti italiani, Nicola Bianchi (Northwestern University) e Matteo Paradisi (Einaudi Institute for Economics and Finance), negli ultimi quarant’anni si rileva una crescente disparità salariale tra i lavoratori più anziani e quelli più giovani nei paesi ad alto reddito. L’analisi individua le ricadute negative sulla carriera come fattore trainante, poiché un numero crescente di lavoratori più anziani, un’età pensionabile più elevata e i vincoli sulla capacità delle aziende di creare posizioni di rango più elevato limitano l’accesso dei lavoratori più giovani a ruoli più retribuiti.

Poiché i lavoratori più anziani godono di carriere più lunghe e di successo, i lavoratori più giovani si trovano ad affrontare salari iniziali più bassi, una progressione di carriera più lenta, un turnover più frequente con minori guadagni finanziari e una minore probabilità di lavorare per aziende meglio retribuite.

Ad esempio, nel 1985 il salario annuo mediano di un lavoratore con più di 55 anni di età era più alto del 15% rispetto a quello di un lavoratore con meno di 35 anni di età. Nel 2019 questo divario è superiore al 30%. (Ricordiamo che il salario mediano è quello che si trova a metà della distribuzione dei salari: il 50 per cento dei lavoratori guadagna di più, il 50 per cento di meno.)

Per approfondire la ricerca, si rimanda all’articolo integrale al link https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3880501

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