L’Istat ha recentemente pubblicato un importante dossier relativo ai dati sul sistema di protezione italiano per le donne vittime di violenza, riguardo agli anni 2021 e 2022.

Secondo le ricerche, prima di iniziare il percorso di uscita dalla violenza, il 40% delle donne si è rivolta ai parenti per cercare aiuto, il 30% alle forze dell’ordine, il 19% ha fatto ricorso al pronto soccorso e all’ospedale, soprattutto in Lombardia, Basilicata e Umbria.

Le forze dell’ordine, i servizi sociali e i presidi della salute svolgono il ruolo di orientare le donne verso i Centri Antiviolenza nel 33% dei casi, mentre il 27% delle donne si reca in questi luoghi autonomamente, con differenze territoriali molto significative.

Quasi tutti i Centri Antiviolenza si occupano di prevenzione sul territorio conducendo attività di vario tipo, tra cui le iniziative nelle scuole.

In Italia ci sono attualmente 373 Centri antiviolenza e 431 Case rifugio, un dato in aumento rispetto agli anni precedenti, così come è in aumento la loro utenza. Si calcola che abbiano avuto accesso in queste strutture circa 34.500 donne, che nel 60% dei casi (pari a 21.250 unità) ha figli, per un totale di 15mila minori.

Infine, vi sono importanti differenze territoriali delle disponibilità finanziarie: i Centri Antiviolenza del Nord-est hanno più fondi; tra le Case rifugio, sono, invece, quelle delle Isole e del Centro ad avere più fondi.

Per maggiori informazioni sui dati pubblicati sui Centri Antiviolenza, si rimanda al sito dell’Istat al link https://www.istat.it/it/archivio/287411 e il testo integrale della ricerca https://www.istat.it/it/files//2023/08/2023-03-08-statreportprotezione-Istat-Dpo.pdf

 

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