È stata pubblicata recentemente l’indagine dal titolo “Non uno di meno. La presa in carico delle persone con sindrome di Down per il perseguimento del miglior stato di salute e la loro piena integrazione sociale”, realizzata dal Censis in collaborazione con Aipd (Associazione Italiana Persone Down) su un campione di 1.200 cosiddetti “caregiver” intervistati in tutta Italia.

I caregiver sono coloro che si prendono cura delle persone con sindrome di Down, fragili, con disabilità o altre difficoltà che rende più complessa la loro inclusione sociale e lavorativa.

L’indagine intende fare l’identikit delle persone con sindrome di Down e delle loro famiglie per aiutare la politica a prendersi cura di loro in modo più mirato.

Emerge in modo evidente che il sostegno principale è dato dagli attori presenti a scuola, fino ai 16 obbligo (obbligo scolastico) o fino ai 19.

Tuttavia, superata questa soglia, le famiglie restano sole e per le persone con questa sindrome spesso la vita prosegue senza prospettive di autonomia. Quasi il 50% delle persone adulte con sindrome di Down vive con la famiglia di origine e solo poco più del 13% ha un lavoro da dipendente o collaboratore, con paghe minime nel 65% dei casi.

Infine, le ASL si prendono cura delle persone con sindrome Down solo nel 70% dei casi; il restante 30% dei casi non ha segnalato la propria situazione e, pertanto, non beneficia di alcun aiuto come servizio pubblico né convenzionato.

Per approfondire lo studio condotto da Aipd si rimanda al loro sito informativo al link

https://www.aipd.it/site/non-uno-di-meno-come-vivono-le-persone-con-la-sindrome-di-down-indagine-aipd-censis-il-comunicato-stampa/

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